martedì 3 ottobre 2017

Libri da lasciare sullo scaffale - "Non parlare con la bocca piena" di Chiara Francini

E'sempre odioso trovarsi a leggere un romanzo su cui si avevano grandi aspettative che invece si rivela solo uno spreco di carta. 
Di solito abbandono i libri che dopo le 100 pagine non mi abbiano ancora coinvolta o per lo meno  non mi abbiano fatta incuriosire perchè sono convinta che la vita sia talmente breve che non valga la pena di perdere tempo con cose noiose ma questo di pagine ne aveva solo 288 quindi sono andata caparbiamente avanti.

Ebbene, il libro in questione, letto un mesetto fa circa è stato scritto da  Chiara Francini e si intitola NON PARLARE CON LA BOCCA PIENA (ed.Rizzoli)


Il romanzo parla di una ragazza sulla trentina che dopo essersi lasciata col suo fidanzato decide di ritornare a vivere con i suoi. E fin qui, nulla di sconvolgente. Cosa c'è di interessante quindi? Beh, che la sua famiglia è particolare: Chiara ha due padri. 
Non voglio rivelare altro (anche se non è che succeda chissà cosa eh...) ma fermarmi a elencare le cose per cui questo libro mi ha fatto dire "poveri alberi, tagliati per stampare questo libro bruttobruttobrutto!".

Partiamo dal linguaggio: la scrittrice ha usato il romanzo per fare sfoggio della sua cultura, utilizzando molti riferimenti al teatro e alla letteratura farciti di paroloni di un linguaggio quasi aulico che in questo contesto, quello di un romanzetto scorrevole da leggere sotto l'ombrellone, non ci azzeccano per niente. 

Secondo: i personaggi sono "troppo" tutto. Sono assurdi, sopra le righe, spesso delle macchiette. L'unico personaggio piuttosto normale è l'ex fidanzato della protagonista. Non esistono "medioman" nella storia, sono tutti bravissimi, eccellono in quello che fanno, sono estremamente acculturati o eccentrici, benestanti e spesso eccessivi nei loro comportamenti, nell'abbigliamento, nel linguaggio e così via. Insomma, l'autrice cerca di farci credere che di questi soggetti che nell'arco di un'intera vita incontreremmo si e no 5 volte, sia popolato il mondo, Roma in particolare. Purtroppo invece di sottolineare l'unicità di un determinato contesto ha finito per crearne uno stereotipo.

Terzo ed ultimo: la poca credibilità delle situazioni. Cosa potrebbe dire secondo voi per prima cosa un padre a una figlia che torna a vivere con i genitori, amareggiata e delusa dopo la fine di una convivenza con proprio compagno? Mi spiace tesoro! NO! Vieni qui che ti abbraccio? NO! Cosa ci fai qui? NO! 
L'amorevole padre le decanta nientepopodimenoche un sonetto di Shakespeare!! Inverosimile, anzi, direi quasi ridicolo (benchè volessi davvero un padre capace di citarmi il mio caro Shakespeare...in effetti penso che il mio non saprebbe nemmeno pronunciarne il nome...). 

Potrei anche aggiungere che la trama è piuttosto banale, oscilla tra il comico e il drammatico, è molto prevedibile e ho come l'impressione di avere già letto qualcosa di molto simile ma direi che ho già ampiamente espresso il mio disappunto per questa lettura da cui mi aspettavo qualcosa di più.

La cosa che mi irrita però più di tutto è il fatto che molto probabilmente se il manoscritto fosse stato firmato da Bernarda Bernardi e non da Chiara Francini non se lo sarebbe filato nessuno.

Chiara, damme retta, continua a fare l'attrice e lascia il mestiere di scrittore a chi lo sa fare!





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